Il ministro degli esteri Gentiloni ha profanato la “Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo” dell’8 agosto con un messaggio ufficiale nel quale mette sullo stesso piano i clandestini che sbarcano sulle nostre coste con i nostri emigranti.
Scrive infatti Gentiloni: “Il ricordo di Marcinelle, tragedia del lavoro, ci fa inevitabilmente pensare al grande dramma dei nostri giorni, quello dei migranti nel Mediterraneo, spinti come i nostri emigranti dalla ricerca di un futuro migliore lontano dalle proprie radici, dalla propria casa, dai propri affetti.”
Intanto è interessante notare l’ammissione che chi sta arrivando dall’Africa lo fa spinto “dalla ricerca di un futuro migliore”. Se non altro per una volta è accantonata la finzione della fuga da guerre, che ormai è comprovato essere vera per un’estrema minoranza.
Così i poveri minatori di Marcinelle, che rispondevano a bandi degli uffici di collocamento, subivano accurate visite mediche prima di partire e poi all’arrivo, che avevano contratti di lavoro fin troppo particolareggiati, vengono assimilati ai profughi che arrivano e spesso si dileguano senza venire identificati.